Nel mondo dell’informazione si è scatenata una vera e propria guerra asimmetrica tra le notizie dei media ufficiali, le uniche considerate attendibili e degne di attenzione, e quelle della controinformazione, che si sviluppa soprattutto in rete e sui social network. Durante questo periodo emergenziale, il dibattito politico si è inevitabilmente concentrato intorno alla questione del Coronavirus e proprio a riguardo, il cosiddetto mainstream sta portando avanti una dura “lotta” per silenziare tutte le teorie, le considerazioni, gli studi e i dati che si discostano dalla versione ufficiale dei fatti.


L’unica verità è posseduta dai canali dell’informazione mainstream, rappresentata dalle televisioni e dalle grandi testate giornalistiche di proprietà dei soliti noti: i grandi nomi delle famiglie plutocratiche, dagli Agnelli ai De Benedetti, passando per i manager industriali. La verità quindi è prerogativa esclusiva del potere, nella fattispecie quello finanziario-capitalista: “non avrai altra verità all’infuori di me”. Tutto ciò che non è in linea, o peggio che contraddice apertamente la narrativa egemone è immancabilmente e irrimediabilmente apostrofato come “fake news” o “complottismo”. Sono queste le categorie entro cui relegare i contenuti scomodi alla narrazione dominante, una sorta di gulag o confinamento intellettuale dei dissidenti, che mira a screditare e ridicolizzare qualunque versione alternativa dei fatti, attraverso articoli denigratori o attraverso la voce persuasiva di qualche personaggio famoso.


Naturalmente, per poter stanare e mettere alla pubblica gogna i “bufalari” del web -fa poca differenza che essi siano illustri virologi, premi Nobel o semplici blogger- i detentori assoluti della “verità” si sono dotati di strumenti appositi a questo scopo -dei veri e propri cani da guardia pronti a ristabilire la versione corretta degli accadimenti, l’unica possibile. A questo servono i vari siti web anti-bufale, tra cui si annovera anche il più famoso “Open” di Mentana, che pur non avendo come obiettivo primario la caccia alle “fake news”, se ne occupa assiduamente.


Così la narrazione ufficiale, che non è possibile per nessuna ragione contraddire, ha stabilito (a tavolino) che il Coronavirus è un vero e proprio flagello, responsabile della morte di decine di migliaia di persone, altamente letale e contagioso, tanto da decretare la sospensione dei più basilari diritti costituzionali e tale da rendere impraticabile ogni attività lavorativa e ogni relazione sociale. E non importa se molti fanno notare (anche in Parlamento) che i numeri riportati dalla Protezione civile non sono affatto attendibili perché non distinguono realmente la causa dei decessi, che i Dpcm del Presidente del Consiglio sono incostituzionali, che ora -come sostengono molti medici- sono noti dei farmaci con i quali è possibile curare i pazienti a casa, né che l’elevato numero di decessi registrati in Lombardia è da attribuire -come emerso dalle autopsie svolte dal dottor Giampaolo Palma su cinquanta cadaveri dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo –  ad un’errata diagnosi e di conseguenza ad un’errata terapia che faceva morire nove pazienti su dieci. Non si trattava infatti di polmonite interstiziale, ma di microtrombosi venose.[1] Ne consegue che è risultato inutile se non dannoso ventilare artificialmente un polmone dove non arrivava sufficientemente sangue. E ancora, non hanno alcun valore, ma anzi sono scomode le parole e le considerazioni dei medici non allineati come Giulio Tarro, nominato virologo dell’anno dall’Associazione Internazionale dei Migliori Professionisti (IAOTP), il quale ha affermato che il virus sparirà col caldo e che è necessario tornare alla normalità. Non solo non è stato preso in considerazione, ma è stato prontamente diffamato dai guardiani del sistema di cui sopra (in questo caso “Butac” e “Next Quotidiano”, ma anche “L’Espresso”) che, come da copione, hanno provveduto a mettere in atto una vera e propria campagna denigratoria, cui il professore ha risposto denunciando i suddetti siti.[2]


Non soddisfatto di ciò, il governo ha istituito una vera e propria task force, una sorta di Ministero della Verità orwelliano che si occupa di individuare tutto ciò che diverge dalla verità ufficiale. Le fake news, infatti, più che le notizie false, riguardano una struttura di pensiero e di considerazioni non omologata, che, in alcuni casi, non ha nemmeno la pretesa di fornire verità definitive, ma ha l’imperdonabile colpa di seminare il dubbio nelle masse e di mostrare la visione parziale, artificiale e manipolatoria delle fonti e dei contenuti dell’architettura mediatica e tecnocratica istituzionale. La fake news -così come il complottismo- è la categoria del pensiero dove recludere idealmente i liberi pensatori e limitare così il dissenso, mentre “complottismo” è sinonimo di ignoranza becera, cui tenersi perentoriamente alla larga.


È noto che nella società occidentale liberale, il consenso si costruisca attraverso la propaganda e tutto ciò che contribuisce potenzialmente a indebolirla, va ostracizzato.


E proprio a questo scopo è stata istituita una commissione che, in base a criteri poco noti, si arroga il diritto di decidere cosa è vero e cosa non lo è. La task force è composta da rappresentanti del Ministero della Salute, dalla Protezione civile e dall’Agcom più un gruppo di giornalisti appartenenti alla stampa più allineata al sistema mercatista e tecnocratico contemporaneo.
L’Osservatorio sulla disinformazione online (AGCOM) tiene costantemente monitorate le ricerche degli utenti sui social e sul web, le loro interazioni e il grado di attenzione riservato alle cosiddette fonti di disinformazione. Analizza l’evoluzione nel tempo della produzione di contenuti fake, indicandone sia la quantità che i contenuti. Tutto ciò che non rientra nel perimetro di verità stabilito da questi organismi è automaticamente falso, compresi studi e ricerche di gruppi scientifici indipendenti e di premi Nobel, quali Luc Montagnier, virologo scopritore nel 1983 del virus dell’HIV.[3] Dopo aver asserito, infatti, che il virus ha subito una manipolazione in laboratorio, in quanto col suo gruppo di ricerca ha scoperto che sul modello del virus “classico” proveniente dal pipistrello sono state aggiunte delle sequenze di HIV, installate nella sequenza più grande di Coronavirus, il premio Nobel è stato subito preso di mira e infangato dalle più importanti testate giornalistiche e dai soliti siti anti-bufale, screditando le sue ricerche e la sua carriera.


È evidente dunque la volontà di sopprimere sul nascere qualunque considerazione e ricerca che si discosti da una verità imposta dall’alto come un dogma, senza ammettere la possibilità di alcun dibattito o confronto, come si converrebbe in una società che si pretende essere democratica e in cui tutti hanno costituzionalmente il diritto di esporre le proprie idee, opinioni e ricerche.
Sembra quasi che questo maniacale controllo sull’informazione, sulle fake news e su studi scientifici indipendenti celi la paura da parte della propaganda mediatica di perdere il controllo e il potere di influenza sulle masse e che molti possano comprendere che le “verità” propinate come tali dalle autorità dell’informazione siano solo parziali e volte a mantenere uno stato dei fatti funzionale agli enormi interessi presenti nello scacchiere internazionale geopolitico, scientifico, economico e tecnologico, il quale si serve della pandemia come espediente per il raggiungimento di determinati fini.


Siamo di fronte ad un potere politico e mediatico autoreferenziale e dispotico, che non si limita solo a prendere le distanze da quella che potenzialmente potrebbe essere una cattiva informazione, ma prende di mira personalmente scienziati, giornalisti, economisti ed opinionisti che non aderiscono alla narrazione dominante, diffamandoli e ridicolizzandoli.
In una società materialista e tecno-scientista, la verità si trova nello schermo di un televisore e appartiene ai detentori del capitale, gli unici a possedere i grandi mezzi di comunicazione, in grado di plasmare la forma mentis di miliardi di persone. Nel momento in cui c’è la possibilità di vedere eroso anche solo parzialmente quel potere, è necessario ricondurre all’ovile chi vorrebbe accostarsi a scenari e possibilità alternative e macchiare come un untore con l’accusa di complottismo e disinformazione tutti coloro che osano mettere in discussione il sistema di pensiero imperante. La dittatura dolce del sistema liberale democratico si attua infatti col potere persuasivo della comunicazione, in cui la libertà è apparente e la menzogna sistematica.


Così i primi divulgatori di fake news – ossia i principali quotidiani e telegiornali che hanno sostenuto l’uso di armi chimiche da parte di Assad in Siria (notizia poi rivelatasi totalmente infondata), che hanno diffuso immagini decontestualizzate di presunti lager in Libia, che durante il picco dell’emergenza Covid19 hanno messo in atto una vera e propria propaganda di terrore, riportando a volte immagini di repertorio e informazioni contraddittorie e che, ancora, sono stati accusati dall’ambasciata svedese (in particolare Repubblica e Corriere della Sera) di diffondere notizie false sulla strategia di contenimento del virus in Svezia- sono proprio coloro che pretendono di combatterle, confermando quel capovolgimento della realtà tipica di una civiltà decadente che ha smesso di ricercare autonomamente la verità e che crede ciecamente ed esclusivamente nel potere del denaro, avviandosi così inconsapevolmente verso la schiavitù e lo sfacelo.


[1] https://disquisendo.wordpress.com/2020/04/20/84/

[2] https://www.maurizioblondet.it/la-denuncia-del-prof-giulio-tarro-alle-accuse-di-next-quotidiano-e-butac/

[3] https://www.youtube.com/watch?v=BHn0pNIIX9E

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