di Giorgia Audiello
Non si arresta l’offensiva degli Houthi contro Israele: dopo avere attaccato il centro di Tel Aviv con un drone nelle prime ore di venerdì scorso, uccidendo un uomo e ferendone quattro, il gruppo armato yemenita ha affermato domenica di avere lanciato diversi missili contro la città portuale israeliana di Eilat, sul Mar Rosso. Secondo le Forze di difesa israeliane (IDF), il suo sistema di difesa missilistica Arrow 3 è riuscito ad intercettare il missile terra-aria e ad abbatterlo prima che entrasse in territorio israeliano. Tuttavia, le sirene antiaeree hanno costretto gli abitanti della città a cercare riparo nei rifugi. L’attacco è l’ultimo atto di una escalation di tensione tra Israele e gli Houthi e segue il raid aereo che Tel Aviv ha effettuato sabato per ritorsione contro il porto yemenita di Hodeidah, durante il quale sei persone sono state uccise e ottanta ferite. Si tratta di una serie di episodi che mette ben in evidenza come uno dei Paesi più poveri del Medio Oriente, martoriato da una guerra per procura devastante, stia sfidando “sul campo” l’egemonia anglo-americana sionista, dando non poco filo da torcere alle potenze occidentali e, in primis, al trio dominante USA, Gran Bretagna, Israele. «Il nemico israeliano non è più al sicuro in quella che viene chiamata Tel Aviv», ha detto in una dichiarazione pubblica il leader degli Houthi, Abdul Malik, mentre Mohammed Abdulsalam, portavoce del movimento ha aggiunto che «Gli Houthi dello Yemen continueranno ad attaccare Israele, non ci saranno linee rosse nella risposta degli Houthi a Israele».
Commenti recenti